La morte di John Kennedy |
E' morto il Presidente degli
Stati Uniti d'America!...John Kennedy è stato ucciso!...
E' il tardo pomeriggio del 22 novembre 1963, un
venerdì, quando queste voci incominciano a circolare convulse e
frammentarie.
Per
saperne di più mi rivolgo allo scelto Solimene rincorrendolo per le
scale che, senza rallentare la corsa, si volta apostrofandomi a malo
modo: "ma come...non l'ha ancora saputo?...ma dove vive...si svegli!"
Mi fermo a ripensare
alle alle sue parole e mi chiedo: "e come lo dovevo sapere? non ho visto
la televisione, la radiolina è nell'armadietto della camerata, non ho
l'opportunità di leggere i giornali usciti in edizione straordinaria, so
poco e solo per sentito dire e questo qui mi dice di svegliarmi!...ma
guarda che elemento!".
Viene indetta l'adunata di tutto il reggimento allievi nel salone delle
riunioni.
In un
silenzio assoluto, presenti tutti gli ufficiali di inquadramento, prende
la parola il comandante dell'Accademia, generale Oreste Viligiardi:
"Oggi ha perso la vita il Presidente americano John
Kennedy...verosimilmente è stato un attentato...sui mandanti potrebbero
esserci dei risvolti inquietanti... L'Italia fa parte della Nato, di cui
gli USA sono i principali paladini per la difesa della libertà
dell'Occidente...".
Queste ultime parole ci preoccupano e ci lasciano esterrefatti.
E adesso cosa può succedere?
Basta una improvvisa e brutta notizia per cambiarci la vita?
In quel momento il mio
pensiero va a Nuto Revelli, l'autore del best seller "La guerra dei
poveri ".
Nell' aprile
1941 allievo del 2° anno ed anziano del nostro insegnante di Armi,
maggiore Emilio Bernardini, così ricorda, nella chiusura anticipata del
corso, il discorso del generale Carboni, comandante dell' Accademia: "
Da oggi non siete più allievi, siete ufficiali... La guerra va male, c'
è bisogno di nuova energia... dovete raggiungere i reparti al fronte!" .
Per fortuna di lì a
poco si viene a sapere che si trattava di un delitto maturato in
ambienti interni senza coinvolgimento di servizi o responsabilità di
altri Paesi.
Meno male.
Pier Gianni
Ferrando