La
Matthaus Passion di
Johann Sebastian Bach
Fin dai tempi della
liturgia paleocristiana all'interno del ciclo pasquale e in
particolare durante la Settimana Santa, trova posto nei luoghi di
culto la narrazione della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo,
basata su un testo tratto da uno dei quattro brani contenuti nel
Vangelo. Il testo dell'Evangelista Matteo viene letto nella Domenica
delle Palme; quello dell'Evangelista Marco il martedì; quello di
Luca il mercoledì ed infine il testo di Giovanni Evangelista il
venerdì della Settimana Santa.
L’Evangelista
Matteo |
La
rappresentazione del sacrificio della Croce nel
corso dei secoli si è sviluppato attraverso
varie forme: da un carattere essenzialmente
cerimoniale e rituale, cantato esclusivamente
sul recitativo liturgico gregoriano con
inflessioni melodiche particolarmente espressive
nei punti chiave del racconto, si è passati ad
una forma drammatico-rappresentativa nella quale
si voleva evidenziare il lato umano del dolore
del Cristo con il conseguente carico di pietà
che esso emanava. Infatti la monodia medioevale
si è venuta trasformando lentamente fino a
divenire nel XVII secolo un grandioso insieme di
voci in cui quella del Celebrante, nel canto dei
passi liturgici, si alterna a quelle del Coro.
L’architettura
polifonica della Passione trova il suo più alto
vertice in due capolavori di Johann Sebastian
Bach: la Johannes
Passion (Passione secondo Giovanni) e la Matthaus
Passion (Passione secondo Matteo),
composte e rappresentate a Lipsia dove Bach era
stato nominato Director Musices e Kantor della
Thomasschule (la Scuola di San Tommaso) facente
parte della ThomasKirche (la Chiesa di San
Tommaso). E’ indispensabile una breve
digressione. In Germania ai tempi di Bach la
città di Lipsia costituiva il centro dal quale
partivano i messaggi culturali più
significativi di quel periodo. Ed in tale
contesto la Thomasschule era uno dei due
pilastri del sistema scolastico d’istruzione
primaria e secondaria della stessa città.
L’altro pilastro, la Nikolaischule (la Scuola
di San Nicola), si era affermata nel corso degli
anni come la scuola dei ricchi mentre la
Thomasschule era quella dei poveri. Però in
quest’ultima si insegnava la musica in maniera
efficacissima mentre era piuttosto trascurata
nella Nikolaischule.
Tornando
ai due capolavori di Bach, nel primo – la Johannes
Passion - con un tratto realistico, viene
messa in risalto la drammaticità della vicenda
dolorosa del Cristo.
Nella
seconda – la Matthaus
Passion – figurano, invece, in primo
piano le considerazioni e le riflessioni dei
fedeli: infatti, musica autenticamente liturgica
si alterna a musica di carattere contemplativo e
di meditazione sul dramma, affidata a cori di
grande contenuto lirico. Nella Matthaus Passion
sono addirittura due i Cori che “ si
oppongono, si fondono e si rispondono a seconda
delle circostanze. Essi rappresentano la folla
dei testimoni e degli attori, ma anche,
mescolata a tale folla, l’umanità intera per
la quale si compie il Sacrificio.”
Il Coro partecipa all’azione e, a volte, come
nella tragedia greca, si trasforma in spettatore
che introduce e commenta gli eventi della
vicenda.
Il dolore della Vergine
La
prima rappresentazione della Matthaus Passion ebbe luogo il Venerdì
Santo del 1727 nella Thomaskirche (Chiesa di San Tommaso). Bach
adattò il capolavoro all’impianto architettonico della Chiesa
nella quale figuravano lungo una navata, ai lati dell’assemblea
dei fedeli, due Cantorie e due Organi di cui uno disposto nella
parete orientale al di sopra dell’altare. Sfruttando, quindi, lo
spazio in maniera efficacissima, fece dialogare due Orchestre, due
Organi e due Cori creando un incredibile effetto” stereofonico”.
La
gigantesca partitura dovette “scuotere” le esili mura della
Chiesa tanto era innovativa e drammatica. Bach non scrisse mai
un’opera, ma è come se ne avesse scritta la più perfetta. Una
testimonianza ci riporta i commenti di alcuni astanti, sconvolti
dall’intensità della musica e dalla sua carica teatrale e
drammatica:” Che
significa tutto questo? Che Dio ci guardi, sembra di essere
all’opera!”. Il Kantor di Lipsia, così elevato e luminoso,
si rivelava talmente genio nella sua carica di fede e di pietà, da
sembrare sovversivo fra la quiescenza intellettuale delle autorità
locali. Lo stesso Bach scrive.” Le
Autorità vi sono bisbetiche e poco amanti della musica e perciò mi
tocca vivere in questi costanti alterchi, gelosie e persecuzioni,
così che mi vedo costretto, con l’aiuto dell’Altissimo, a
cercare fortuna altrove…”.
Eppure aveva creato un capolavoro rivelatosi pari ad un affresco di
dimensioni michelangiolesche e apoteosi della musica sacra luterana.
Il filosofo tedesco Hegel circa un secolo più tardi nella suo
trattato “ Estetica
“ ebbe a dire:” …Anche
i protestanti hanno prodotto musiche estremamente profonde sia per
senso religioso che per consistenza e ricchezza musicale di
invenzione ed esecuzione: come, ad esempio, soprattutto Sebastiano
Bach, un maestro di cui solo recentemente si è saputa completamente
apprezzare la grandiosa genialità autenticamente protestante,
vigorosa, eppure, per così dire, erudita.”
Nella
Matthaus Passion i recitativi della narrazione
evengelica, i cori delle scene collettive del
Vangelo (Giudei, discepoli, popolo,…), i
Corali tratti da preesistenti melodie della
liturgia luterana, si dispongono e si alternano
in maniera ordinatissima donandoci un Bach “
sempre determinato da un rigoroso interesse
speculativo e governato da un tenace esprit de
geometrie, simbolo di ordine e di saggezza,
specchio di una intelligenza privilegiata e di
una condizione umana edificante”
(A. Basso)
Nello
stupendo doppio coro iniziale, che ci richiama alla mente due
tragedie greche di Eschilo “Le Supplici” e “ I Persiani”, il
dialogo è serrato, carico di tensione, descrive una folla atterrita
e angosciata che si agita per le vie di Gerusalemme:
" Venite, sorelle, unitevi al mio
pianto";
" Guardatelo!";
"Chi?";
" Lo Sposo!";
"Come?";
"Come un agnello".
E al doppio coro, lenta e maestosa, si sovrappone e si eleva la dolce
melodia del Corale “O Lamm Gottes Unschuldig”
(O Agnello di Dio, innocente), mentre il Signore avanza sotto il
peso della Croce: è una delle più grandiose invenzioni di Bach, in
cui la musica e la parola, l’azione scenica e la meditazione si
sovrappongono, si fondono e innalzano il tutto ad altezze
vertiginose lasciandoci senza respiro. Il grande poeta tedesco Rilke,
nel 1920, ascoltando la Matthaus Passion nella Cattedrale di
Basilea, scrisse:”
Durante il coro iniziale si sono ammassate di fronte a me montagne
di dolori”. Al
coro iniziale seguono gli antefatti che annunciano e preparano il
martirio di Cristo. L’attesa lentamente si fa carica di tensione,
cresce a poco a poco, inarrestabile negli episodi dell’unzione di
Betania, dell’Ultima Cena, della preghiera nell’Orto del
Getsemani e nel tradimento di Giuda.
Cristo alla colonna
Il
racconto dilaga, gli attori si moltiplicano ed
invadono la scena: l’Evangelista, i Sacerdoti,
la folla, Pilato, Pietro e Gesù ci sottopongono
a violente emozioni mentre la comunità assiste
e partecipa alla vicenda. Intanto Bach, padrone
unico dell’azione, “ entra
ed esce dalla vicenda, partecipe ed estraniato,
tra azione e contemplazione, tra realtà degli
avvenimenti e riflessione dei fedeli su di
essi” (Cappelletto).
La
flagellazione
I Corali, colonne portanti dell’edificio, irrompono direttamente sulla
scena, annullando a volte la loro funzione di
commento e di meditazione e dialogando
direttamente con la vicenda. Come
nell’episodio di Pilato, in cui al Governatore
della Giudea che chiede:
”
Was hat er denn Ubels getan?”
(
Quale colpa commise dunque costui?)
Il
Corale risponde:
“
Er hat uns allen wohlgetan;
Den
Blinden gab er das Gesicht,
Die
lahmen macht’ er gehend,
Er
sagt’ uns seines vaters Wort,
Er
trieb die Teufel fort,
Betrubte
hat er aufgerich’t,
Er
nahm die Sunder auf und an.
Sonst
hat mein Jesus nichts getan”
( Faceva del
bene a tutti noi:
Ai ciechi
ridonò la vista,
Fece camminare
gli storpi,
Portò a noi
il Verbo del Padre,
Scacciò i
demoni,
Consolò gli
afflitti.
Per lui tutti
sono Suoi figli.
Gesù
altro non fece)
L’azione incalza con le negazioni di Pietro, il
pentimento ed il suicidio di Giuda, la
flagellazione, l’incoronazione di spine e
l’agonia fino all’urlo straziante: “ Eli, Eli, lamma sabactani” ( Mio Dio! Mio Dio, perché mi hai abbandonato?), che, sostenuto solo dalle note gravi dell’organo,
esprime nella sua dinamica secca e aspra il
dramma del dolore e della solitudine.
“ Eli,Eli,
lama Sabactani"
La morte di Gesù Segue la sepoltura, accompagnata da un commovente canto di pace e di
ringraziamento, in cui tutti intonano:” Mein Jesu,
gute Nacht”
(Buonanotte, mio Gesù). Deposizione
Infine un
altro grandioso coro a otto voci chiude il
dramma che si trova così ad essere incastonato
simmetricamente fra due Cori: due giganteschi
pilastri, dentro i quali la Passione di Cristo
diviene simbolicamente il dramma stesso
dell’umanità. La forza del messaggio che Bach
attraverso esso ci comunica, ha un valore che si
mantiene inalterato nel tempo.
Dice
Pascal nei Pensieri. “
Jèsus
serà en agonie jusqu’à la fin du monde”
– Gesù sarà in agonia fino alla fine del
mondo. Buona
Pasqua Giuseppe
Campa
Tutte
le illustrazioni sono di Giuseppe Campa
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